Discorsetto introduttivo

Direte Voi: "ah che domandone…questo qui vuole fare lo spiritoso". Me ne rendo conto. Tutti noi identifichiamo come chinotto la bevanda per eccellenza, ma se io Vi chiedessi: "Con cosa è fatto il chinotto?" Vi passerebbe subito la voglia di ridere. Io non lo sapevo, mio padre non lo sapeva, e neppure mio nonno. L’ho scoperto solo quando una casa produttrice ha stampato sull’etichetta la dicitura "bevanda a base di agrume chinotto". Un agrume?! E così ho dovuto documentarmi.

 

Strano ma vero: il chinotto è una pianta

Eh già, il chinotto è un agrume, roba come l’arancio, il cedro, il bergamotto, stessa "famiglia". Ma non stesso sapore, e, soprattutto, non stesse origini esotiche e… misteriose.

Importato probabilmente dalla Cina sembra derivi da una mutazione (spontanea eh?, sia chiaro nulla di transgenico) del melangolo o arancio amaro. Il suo nome scientifico è Citrus Myrtifolia, si tratta di un alberello alto un metro e mezzo circa con pochi rami che però sono carichi di foglie piccole di colore verde scuro di dimensioni simili a quelle del mirto (non avete mai visto il mirto? Neanch’io), da qui il nome in latino. I fiori (quando fiorisce) sono abbondanti e profumatissimi, i frutti sono a grappolo, di una coloritura arancio intenso. Non aspettatevi frutti di pezzature simili all’arancio, pesano non più di 50/60 grammi l’uno e sono grandi all’incirca come una pallina da ping-pong. In compenso è immangiabile, sì, giuro, io ci ho provato: la buccia è aderente alla polpa in maniera inimmaginabile e quando provi a morderlo un gusto amaro-acido ti devasta la lingua. In Italia questo splendido agrume lo si può trovare in riviera ligure (più precisamente nel savonese) e in Sicilia (nella zona di Taormina).

                        

       Il frutto del chinotto e un'esemplare ornamentale della pianta

 

Lo so, è una rottura ma …: un po’ di storia

Dicevo che il chinotto arriva probabilmente dalla Cina, importato, sembra, da un navigatore di Savona intorno al 1500 (si, avete letto bene 1500!). In quell’epoca i chinotti si candivano, e di questo tipo di utilizzo se ne ha notizia certa proprio da documenti dell’epoca che trattano della trasformazione del frutto. Con il passare dei secoli si sviluppa lungo tutta la riviera di ponente una vera e propria "industria del chinotto" che conosce la sua massima affermazione fra il secolo scorso e il nostro*. Dai fiori, dalle scorze e dalle foglie è estratto un olio utilizzato in profumeria, "torniti"**, "bolliti", "conciati" e messi in salamoia i frutti erano venduti in mastelli di legno: partivano dal porto di Savona verso Marsiglia destinati al settore dolciario. Con la canditura si concludeva il ciclo di lavorazione del frutto che da "immangiabile" si trasforma con l’aiuto dello zucchero, in una delizia "dolce-amara" per il palato degli intenditori.


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* noi chinottari siamo ancorati indissolubilmente al '900.
** la "tornitura" è l’operazione che consente l’asportazione del sottile strato di epicarpo impermeabile

 

Che si fa con il chinotto?

Beh, che domanda, con il chinotto o meglio con i suoi estratti si fa "IL CHINOTTO", quello da bere. Vero, ma non solo. Di tutte le aziende che nel savonese si occupavano della trasformazione del frutto una è ancora operativa, è la Vincenzo Besio,  che dal lontano 1860 "maltratta" i chinotti fino a farli diventare raffinate opere dolciarie. Da provare è il chinotto al maraschino, cosparso di un leggero strato di zucchero. Quest’azienda utilizza chinotti intorno ai tre centimetri di diametro, perfettamente sferici e raccolti ancora verdi, le "mignonettes", come le chiamano all’estero, ricercate specialmente in Francia e Austria per la confezione dei così detti "boeri di cioccolato".

                                          

E non è finita qui. Con i frutti più grossi (chiamati "balloni") si possono preparare deliziose marmellate (VEDI) come quella del "Bosco di san Michele" dell’azienda agricola Rocca Alumera,

e con gli estratti del frutto anche caramelle come quelle fabbricate dalla ditta Majno .

I fiori e la scorza di questa pianta sono utilizzati in fitoterapia per combattere l’insonnia, per aiutare la digestione e per migliorare l’appetito (vedi ricettario).

 

 

Un ultimo appunto: il chinotto è anche una magnifica pianta ornamentale da vaso, ogni accolito del club dovrebbe possederne almeno una, è quasi un obbligo!




La bevanda

• Chi ha inventato il chinotto?

• Come nasce & Cosa c’è dentro?

• Che caratteristiche ha?

 

Chi ha inventato il chinotto

Il documento più antico di cui siamo in possesso colloca la data di nascita del chinotto nel 1932 ad opera della S.Pellegrino. Tuttavia altri documenti ed oggetti in nostro possesso sembrerebbero avvallare la tesi di chinotti nati ben prima di questa data quindi, a distanza di anni dalla formazione del club non abbiamo notizie ancora certe sulla paternità del nostro nettare. Urge quindi fare piena luce sul problema e in quest’opera fidiamo sulla fattiva collaborazione di chi ci legge. Un distinguo e una precisazione è però doverosa: nel 1949 Pietro Neri iniziò a produrre e commercializzare chinotto in una maniera assolutamente innovativa . Il chinotto Neri ebbe, nell’immediato dopoguerra, e per tutti gli anni '50 e '60 una larghissima diffusione in tutta la penisola, al punto che nelle nostre interviste a personaggi ormai canuti e vecchierelli il "Neri" è l’unica marca del passato di cui si ricordano accompagnata dallo slogan: "Non è chinotto, se non c’è l’8" che perdura imperituro nelle loro vetuste meningi.

Quindi possiamo affermare che l’epoca "moderna" del chinotto, quella degli "slogan" e della "réclame" inizia con il signor Neri. Da non dimenticare però che documenti non ufficiali ci danno presenza di una bibita chiamata chinotto già dal 1931 e vassoi e posacenere recanti la scritta chinotto, purtroppo non facilmente databili, riporterebbero, come stile, questa data ancora più anteriormente.

Le indagini sono in corso…

Come nasce.

Il chinotto si configura come una bevanda gassata classica. Sulle modalità di preparazione nessun produttore si è "sbottonato" più di tanto. I suoi ingredienti sono però regolamentati a livello legislativo e quindi ci siamo informati e abbiamo scoperto che….

"Le bibite analcoliche vendute con il nome di un frutto non a succo, compreso il cedro ed il chinotto, o con il nome della relativa pianta, devono essere preparate con sostanze provenienti dal frutto o dalla pianta di cui alla denominazione di vendita.
Per queste bibite è consentita l'aggiunta di succhi di frutta e di sostanze aromatizzanti naturali diverse dal frutto e dalla pianta di cui alla denominazione. Il loro residuo secco non dev'essere inferiore a 8 g. per 100 cc. (DPR 19.5.1958, art. 5) "

Quindi ci siamo, acqua, anidride carbonica, estratto di chinotto, zucchero i soliti acidi ortofosforico, citrico….Invece non è proprio così. Scartabellan scartabellando scopriamo che le bibite a base di frutta devono contenere almeno il 12% di succo del frutto ma il chinotto fa eccezione proprio grazie al DPR che avete appena letto qui sopra in cui le percentuali che devono essere presenti non sono specificate. In alcune bibite in commercio nella composizione è riportata la dicitura "aroma", che vorrebbe significare "estratto" (forse) dal frutto. L’attuale normativa divide però gli aromi in "aromi naturali" e "aromi". I primi sono estratti naturali, i secondi sono prodotti di sintesi industriale, artificiali, sintetici. Quindi se nell’etichetta si legge solo "aromi" molto probabilmente, anzi, sicuramente, del nostro amaricante agrume nella bottiglia in questione non c’è traccia. "Alla fine della fiera" questo è uno dei motivi che ci ha portato a fondare il club. Per fregiarsi del nome "chinotto" nella bibita ci deve essere chinotto, e in percentuali definite, altrimenti lo si chiama in un altro modo!

Che caratteristiche ha.

Non vorrei dilungarmi sulle caratteristiche organolettiche della bevanda. La molteplicità di sensazioni che scatena il chinotto durante la sua assunzione sono talmente variegate e molteplici che la loro descrizione occuperà prossimamente una sezione apposita. Mi riferisco invece a quelle caratteristiche chimico-fisiche che, supportate dalle conoscenze scientifiche del mondo moderno, costituiscono capisaldi inattaccabili; in particolare, all’aspetto chimico del chinotto, e, per scendere ancora più nel particolare, al suo contenuto in caffeina. A questo proposito "casca a fagiuolo" l’articolo:

"La caffeina: una droga leggera di uso comune"
(Un'indagine della VA - Specializzazione di Chimica - Condotta nell'anno 96-97)
Ricerca coordinata dai professori Casaccia e Spinoglio"

Che ci introduce ad un aspetto peculiare del nostro chinotto, udite, udite:

Nel chinotto c’è molta più caffeina che nella famigerata Coca-Cola!

 

 

Campione

mg/l

Coca Cola

77

Chinotto

92

Ora, con questi dati si sfata decisamente l’efficacia del connubio Coca-cola/Aspirina a favore, sicuramente, del più potente abbraccio tra Chinotto & Aspirina. Inoltre si può tranquillamente affermare che il chinotto tiene "più svegli" della Coca e quindi consigliarlo come rimedio più efficace durante gli esami di maturità quando la vigilanza e la resistenza allo studio è richiesta in maniera più pressante.

Quantità di caffeina assunta mediamente da una persona quando beve uno dei seguenti prodotti:

 

Prodotti commerciali

mg caffeina

Lattina Coca Cola (33 cl)

25,41

Lattina Chinotto (33 cl)

30,36

Tazzina caffè espresso

87,85

Tazzina caffè dec. espresso

15,6

Tazzina caffè moka

38,7

Tazzina caffè dec. moka

8,1

Tazzina caffè turca

82,55

Tazzina caffè dec. turca

15,6

Tazza Tè

31,5

Tazza Tè deteinato

1,8

E con questo abbiamo liquidato la parte della caffeina.

Rimane da discutere l’aspetto "energetico" della bevanda.

Ingrassa? Fa male alla dieta? Vediamo …

BEVANDE ANALCOLICHE

 

Kcal per 100 g.

Aranciata

53

Aranciata -un bicchiere-

80

Caffè -una tazzina-

2

Caffè -una tazzina + 1 cucchiaino zucchero-

18

Chinotto

42

Chinotto -un bicchiere-

63

Coca cola

40

Coca cola -un bicchiere-

60

Gassosa

50

Pepsi cola

44

Pepsi cola -un bicchiere-

65

Succo di pompelmo zuccherato

45

Succo di pompelmo zuccherato -un bicchiere-

70

Tè -una tazza-

2

Tè -una tazza + 1 cucchiaino di zucchero-

18

Come potete constatare personalmente il chinotto si assesta con un valore tra la Coca-Cola e la Pepsi-Cola, dando ancora una volta prova del suo equilibrio. Certo, se state seguendo una dieta è meglio non eccedere con le bevande gassate, ma se siete combattuti tra una Coca e una Pepsi non fate torto a nessuno e trangugiate un chinotto!

 

Baci & Abbracci

Se avete letto fino a qui meritate i miei baci & abbracci

Le notizie che appaiono in questa pagina sono frutto di esperienze personali, di vari :"si dice che..." e di queste fonti in particolare:

 - http://www.lastampa-nordovest.it/ingita/itinerario.asp?cmbItinerario=29&frmgite=true


-  un articolo apparso su  "Vita in campagna" a firma di  Mariarosa Schiaffino: 
   "Chinotto, bevuto e candito"


- un articolo a firma Isabella Dalla Gasperina:
 "Rosario Caputo, Don Chinotto" di cui non chiedetemi l'origine editoriale perchè mi sono perso la fotocopia.

 

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